“L’ASTRAZIONE DELL’IMMAGINE del prof. Carlo Minotti nell’OPERA SCULTOREA di Paolo Polli”:
due linguaggi artistici uniti da un’unica essenza.
- Dott.ssa Irma Zerboni -

Sabato 23 settembre 2006, presso la sala espositiva della suggestiva Villa Sironi di Oggiono, aprirà le porte una mostra tanto inconsueta quanto stupefacente: “L’ASTRAZIONE DELL’IMMAGINE del prof. Carlo Minotti nell’OPERA SCULTOREA di Paolo Polli”. Il titolo stesso colpisce istintivamente per vari aspetti, i quali potrebbero apparire inusuali rispetto alla concezione artistica tradizionalmente radicata nel senso comune. Già dinnanzi al termine “astrazione”, spesso si rimane perplessi, a volte incuriositi, ma spesso condotti a pensare che ciò che sia astratto sia anche un po’ “folle”, inaccessibile allo spettatore comune, di esclusiva competenza dei critici d’arte e degli intenditori. In secondo luogo potrebbe apparire strano che, due linguaggi artistici tanto differenti, possano armoniosamente incontrarsi, in un dialogo di reciproco arricchimento, che abbia la capacità di valorizzare ed arricchire vicendevolmente le proprie peculiarità, così da enfatizzare ciascuna capacità espressiva dei mezzi. Questa mostra è una rara e stupefacente dimostrazione empirica del magico incontro tra la scultura, arte antichissima per eccellenza, inscindibilmente connessa alla tradizione, e la fotografia come linguaggio artistico, legato all’idea d’innovazione tecnologica nella modernità. L’invenzione del mezzo fotografico ha infatti, profondamente segnato la storia dell’arte, scatenando fin dai suoi albori interrogativi ancora attuali: “Che cos’è l’arte? Quando la fotografia è arte? L’invenzione della fotografia è un antagonista, o un’alleata ai linguaggi artistici tradizionali (pittura e scultura)? È quindi possibile giungere ad una perfetta collaborazione tra mezzi artistici antichi e nuovi?”.







Alcune immagine dell'esposizione:
emerge la suggestione e la perfetta armonia
nel rapporto tra le fotografie di Minotti
e le sculture di Polli.


Carlo Minotti e Paolo Polli hanno spontaneamente saputo trovare una risposta a queste domande: l’astrazione dell’immagine è il filo conduttore, l’essenza comune, unica, indissolubile, coesistente in ciascuna espressione artistica che, realmente, possa definirsi tale. L’astrazione, come così la intendiamo, non è qualcosa di distaccato, eclettico, incomprensibile, ma è ciò che concretamente esiste in ogni forma d’arte, al di là della tradizionale distinzione tra “figurativo e astratto”. Essa è ciò che di più vero è nascosto dietro all’immagine, e che l’Artista sa captare e riportare alla luce, servendosi degli strumenti espressivi più vicini alla sua particolare sensibilità. Cogliere questo senso nascosto delle cose, rendendolo visibile in una forma artistica, significa far vibrare in noi le corde dell’inconscio, che danno luogo a riflessioni sublimi ed irrefrenabili emozioni. Nell’area centrale della sala mostre di Villa Sironi, il Maestro Paolo Polli, collocherà le sue creazioni scultoree di nuova concezione, recentemente presentate durante l’esposizione “Pittura e scultura: emozioni al Monastero del Lavello”, tenutasi durante il mese di agosto nel chiostro del Monastero di S.ta Maria del Lavello, di Calolziocorte (Lc). Si tratta di sculture dal carattere estremamente innovativo, grazie alla sapiente capacità di sintesi formale del Maestro. La destrezza di Polli consiste nel coniugare l’estrema linearità delle forme, alla semplicità dei materiali utilizzati: ferro, acciaio e corten acquisiscono sorprendente dignità estetica, superando la loro origine umile e povera. L’intima essenza di queste opere è propriamente basata sulla capacità di astrazione dell’immagine, il denominatore comune alle espressioni artistiche di Polli e Minotti. Astrazione intrinsecamente annidata nelle forme scultoree di Polli, profondamente colta e interpretata nei sapienti scatti fotografici di Minotti. Ne “L’ASTRAZIONE DELL’IMMAGINE del prof. Carlo Minotti nell’OPERA SCULTOREA di Paolo Polli” assistiamo ad un sorprendente evento di reciproca germinazione artistica: l’arte genera l’arte. Il prof. Carlo Minotti, osservando sculture come "Armonia danzante", "Bellezza giunonica", "La fortuna", "L'unione della forza", “Madonna della vela” e “Monumento alla mente umana”, attinge alla fonte scatenante per la realizzazione di una meravigliosa e variegata serie di opere fotografiche. “Queste sono sculture che fanno riflettere…” ha affermato Minotti “… e che mi hanno invogliato a questo tipo di riflessione… In questo modo le ho fatte un po’ mie…”. Egli non è interessato all’utilizzo del mezzo fotografico per realizzare una rappresentazione descrittiva, ma ha voluto esprimere una sua personale interpretazione, profondamente legata ad aspetti intrinseci, meditativi. Carlo Minotti, nativo di Milano, si trasferì a Genova, dove attualmente vive e lavora; è ingegnere elettronico e insegna elettrotecnica nella scuola media superiore. Dal 1997 si occupa di fotografia in ambito scolastico, documentando le attività didattiche e tenendo corsi per allievi: nella mostra di Villa Sironi emerge l’aspetto didattico, strettamente connesso all’esperienza di Minotti. Gli scatti fotografici, scaturiti dalla riflessione personale, si propongono di mettere in luce nuovi aspetti, differenti punti di vista di una stessa realtà, che a loro volta possono generare nuove fonti di approfondimento. La fotografia diviene così un linguaggio artistico che ha la facoltà di far vedere ciò che a volte sfugge, di “insegnare a vedere”, di cogliere l’invisibile, portandolo dentro di noi, per renderlo un nostro proprio patrimonio interiore in continua espansione. Minotti ha così realizzato un universo d’immagini unico e poliedrico: si tratta di ben 100 fotografie, di dimensioni 30 x 45 cm, 20 x 30 cm ed una serie di foto - miniature. Egli si è servito della strumentazione tecnica classica, tradizionale, su supporto analogico: una Reflex 24 x 36 con pellicola fotografica, obiettivi 35mm e 50mm, e zoom ottico da 70 – 210 mm; in taluni casi ha utilizzato una Polaroid, connessa ad una poetica di maggiore immediatezza nel captare l’attimo emozionale dell’immagine. Stupisce l’abilità di Minotti nel raggiungere risultati di così elevata carica espressiva, evitando qualsiasi tipo di elaborazione in digitale. Egli è riuscito a realizzare effetti altamente suggestivi, attraverso accorgimenti tecnici come la sfocatura, la sovrapposizione di più immagini, il mosso e prismi ottici aggiuntivi che moltiplicano l’immagine, generando effetti caleidoscopici di singolare raffinatezza. Altra particolarità è l’assenza di utilizzo del flash: Minotti ha scelto di operare esclusivamente con una luce naturale, ambientale. La sua concezione del linguaggio fotografico è impregnata di un aspetto ludico, che lo porta a “giocare” con luci, forme e colori, in una sorta di catarsi liberatoria che rivela, spontaneamente, una nuova, sorprendente prospettiva delle cose. Queste opere fotografiche colpiscono particolarmente per la loro abilità nello svelare due aspetti opposti e complementari delle sculture di Paolo Polli, riferibili all’intera essenza del reale: la meditazione e l’azione. Le immagini di Minotti si distinguono essenzialmente in due tipologie: la prima, più statica, netta, giocata su pochi essenziali elementi, che emergono in forti contrasti chiaroscurali; la seconda molto più dinamica, giocata sulle sovrapposizioni e sulle moltiplicazioni di più soggetti, che interagiscono scatenando un turbinio energetico che genera movimento. Riflessione e azione si incontrano e si confrontano, in un continuo dialogo che risale alle origini dell’arte e della vita. La volontà di ricerca e di sperimentazione nell’ambito del linguaggio fotografico ha condotto Minotti a realizzare alcune immagini con una tecnica tanto anomala quanto dotata di potenzialità espressive: l’utilizzo di una fotocopiatrice in bianco e nero, secondo particolari modalità, gli ha permesso di ottenere la sparizione dei mezzi toni, enfatizzando la suggestione dei contrasti. Si tratta quindi di un’esposizione altamente innovativa, che unisce in sé molteplici aspetti dal carattere inconsueto, ma intensamente carichi di quella capacità artistica tale da risvegliare, quel mondo meraviglioso e raro che giace in ognuno di noi, e che solo con l’esperienza diretta è possibile esplorare nel profondo.