L'arte "estrema" di Paolo Polli
- Prof. Silvano Valentini -

Un’autentica esplosione di luce e di colore è la protagonista assoluta dell’ultima fase creativa, in ordine di tempo, di Paolo Polli, fase che ha preso avvio alle soglie del 2000 ed è culminata nell’ultima esposizione di successo del grande artista brianzolo, pittore e insieme raffinato scultore, vale a dire la personale di pittura, significativamente intitolata dall’artista stesso “Ricerca della luce”, tenuta dal 16 al 26 maggio di questo 2002 presso la suggestiva Clubhouse del Golf Club Lecco di Annone Brianza, tanto prestigioso nel suo specifico ambito quanto lungimirante nell’ospitare un evento di tale portata. Siamo abituati da tempo alle grandi interpretazioni simbolico-surrealiste di Polli, alle ampie volute e ai cerchi di luce che inquadrano, in una specie di virtuale mirino dal sapore quasi psicoanalitico, sguardi e volti, paesaggi, fiori, farfalle, clessidre e violini, in un vorticoso inanellarsi della vita nelle spire dei quotidiani dilemmi esistenziali. Lo vediamo, per esempio, in opere come “La pace”, “La via”, “Il tempo”, dove l’artista coglie e fissa per l’eternità frammenti dell’esserci e dell’interrogarsi su ampi sfondi dalle forti campiture cromatiche, con gli intensi blu, i verdi, i rossi, i gialli e gli arancioni. Oggi di Paolo Polli ci stupisce soprattutto l’apparente facilità e naturalezza con cui ha saputo passare in poco tempo da una poetica di grande fascino e di sicura presa emotiva, come quella appena accennata e che sembrava ormai definitivamente sedimentata nell’alveo della sua varia e ricca esperienza artistica, ad un’altra di altrettanta fascinazione e altrettanto forte impatto emozionale ma di ben diversa cifra stilistico-espressiva e differente contenuto. L’artista ha sanato, se così si può dire, una sorta di frattura che esisteva fra i soggetti e la loro pur intrinseca interpretazione accentuatamente metaforico-allegorica, quasi che il momento simbolico fosse in qualche modo sovrapposto alla figurazione, e lo ha fatto con una riuscita operazione di tecnica pittorica e di ispirazione artistica consistente nella piena fusione di forma e contenuto in un segno linguistico in cui significato e significante sono strettamente e inestricabilmente intrecciati fra di loro, creando così le premesse per un più duraturo e fecondo, anche se forse meno immediato, feeling fra l’artista e il pubblico. Lo vediamo in particolare in una nutrita serie di opere “estreme”, a volte quasi monocromatiche ma sempre dalle tinte dense e vive e dalle decise spatolate (tecnica nella quale Polli è davvero un grande Maestro), come, ad esempio, “Inquietudine”, “La speranza”, “Maternità”, “Canneto in fiamme”, dai predominanti rossi accesi, “La luce”, giallo abbagliante, ma anche “La processione”, “Costo della speranza”, “Afghanistan”, lavoro, quest’ultimo, dalle svariate sfumature di verde e in cui l’artista dimostra, tra l’altro, grande sensibilità e attenzione per le vicende del nostro tempo (un’altra, più cupa, opera si riferisce anche allo spartiacque epocale rappresentato dal cruciale “XI Settembre”), sempre tuttavia affrontate con i mezzi propri dell’artista, e cioè poesia, forma e soprattutto tanta luce e tanto colore, non certo con quelli del filosofo o del politico. Le nuove opere di Polli, dai valori estetici sempre molto alti e pur senza mai attingere direttamente all’astrazione o al concettuale, si vanno gradualmente ma anche decisamente smaterializzando, spiritualizzando, non in senso propriamente religioso ma in quanto l’artista sa cogliere, della realtà rappresentata, la più intima e più profonda essenza. Sullo sfondo rimane sempre quantomeno un residuo di figurazione, alla quale l’artista rimane, nonostante tutto, ancora tenacemente attaccato, ma su di essa va a insistere in modo sempre più prepotente un getto di colore del tutto gestuale, con una forte componente cioè, anche se non unica, di automatismi inconsci, e dagli esiti chiaramente e piacevolmente informali. Un Paolo Polli determinato e coraggioso, questo dell’arte “estrema” o “esasperata”, come lui stesso ama definirla, che non ha esitato a mettere a soqquadro una collaudata visione del mondo per sperimentare nuovi approcci artistici, come in realtà dovrebbero fare tutti, e intraprendere così una nuova e più stimolante fase creativa.