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opera scultorea
Omaggio a Marco d’Oggiono

Paolo Polli
Pittore e scultore della Brianza (Lc) - Italy

È con vero piacere e una punta di orgoglio
che accolgo la nascita di quest’opera d’arte dedicata a “Marco D’Oggiono”.
La città di Oggiono, che ha dato i natali a Marco, illustre artista leonardesco,
è sempre stata avara nel tributargli il giusto riconoscimento.
Sono certo che con questa scultura,
realizzata col sostegno del tessuto economico del territorio,
da un artista del territorio,
colmeremo questo debito di riconoscenza.


il Sindaco Roberto Paolo Ferrari

Storia
Chi è il grande MARCO d’OGGIONO

Figlio di Cristoforo e di Isabella da Civate, nacque con ogni probabilità a Milano tra il 1465 e il 1470.
Il suo nome completo era Giovanni Marco. Il padre era nativo di Oggiono e nel 1466 si era stabilito a
Milano dove esercitava l’arte dell’oreficeria. Si suppone che il padre si fosse impegnato a insegnargli le
basi del mestiere e lo avesse poi avviato allo studio della pittura.
Nel 1490 si data il celebre documento che associa il nome di Marco a quello di Leonardo da Vinci:
l’incontro avrebbe segnato in maniera decisiva la sua carriera e la maturazione del suo stile.
Leonardo annotò su uno dei suoi taccuini che un suo assistente aveva rubato “uno graffio di valuta di 22
soldi a Marco, che stava con meco”. Il documento è rilevante, perché certifica quell’alunnato di Marco
presso il maestro che l’antica letteratura artistica aveva da sempre raccontato ma mai documentato.
Tra le opere giovanili si ricorda una pala d’altare per la chiesa di S. Giovanni sul Muro a Milano, realizzata
in collaborazione con Giovanni Antonio Boltraffio, di cui rimane soltanto il pannello centrale.
All’inizio del nuovo secolo realizzò degli affreschi nel vecchio duomo di Savona, ordinati nel 1501 dal
futuro papa Giulio II. Eseguì alcune repliche dei lavori del Maestro Leonardo come il Cenacolo, la Vergine
delle rocce e i Due fanciulli che si baciano e si abbracciano .
Nel novembre del 1508 sposò Ippolita di Tommaso Buzzi, fanciulla benestante bergamasca, da cui ebbe
quattro figli oltre ad un’altra figlia illegittima.
In quegli anni si consolidò la posizione sociale e professionale di Marco; chiamato per commissioni di alto
prestigio e di notevole compenso, era responsabile di una bottega molto stimata.
Del 1512 è il trittico su tavola della parrocchiale di S. Stefano di Mezzana Superiore di Somma Lombardo.
L’opera oggi appare stilisticamente attardata, mentre la predella con Storie della Vergine e il martirio dei
due santi sorprende per la sua finezza pittorica.
All’incirca degli stessi anni dovrebbe essere il S. Giovanni Battista e donatore in abiti di cavaliere di Malta
in S. Maria delle Grazie a Milano e il Polittico Crespi databile tra il 1515 e il 1519, firmato.
In queste opere, si definisce la tipologia preferita da Marco: i corpi sono masse dall’anatomia incerta, gli
incarnati hanno i contorni marcati, i volti piuttosto tristi sono caratterizzati da lunghe arcate sopraccigliari
rialzate, sotto le quali si annidano occhi affinati come nel Bergognone (Ambrogio da Fossano), ma nascosti
nel profondo delle ombre, e le labbra sottili e serrate; un’altra sigla si scorge nei lunghi capelli delle donne
o degli angeli spartiti al centro della fronte e ricadenti sulle spalle; tutto questo ricorre anche nel trittico
dell’Ambrosiana di Milano e nella Madonna col Bambino e S. Giovannino .
Intorno al 1516 si può collocare la pala con i Tre arcangeli eseguita per il convento di S. Marta a Milano,
epicentro in quel giro di anni di un cenacolo religioso e culturale d’ispirazione amadeita, noto come
Circolo della Divina Provvidenza, politicamente schierato dalla parte dei Francesi.
Nella seconda metà del decennio, la parabola della carriera di Marco raggiunge il suo apice grazie a
committenze sempre più importanti e a una condizione economica di tutto rispetto; viceversa la sua arte
sembra rassegnarsi a una raffinata ma statica collazione di invenzioni sue o leonardesche risalenti agli anni
della giovinezza, assemblate invero con maestria e furbizia, ma senza alcuna ispirazione nuova o vitale.
Subito dopo Marco collaborò con Giovanni Agostino da Lodi a un polittico per l’altare maggiore della
chiesa francescana di S. Maria della Pace a Milano, ma anche della vita artistica visto che, oltre a Marco,
vi lavorarono Bernardino Luini, il Bramantino (Bartolomeo Suardi) e Gaudenzio Ferrari.
Tra il 1520 e il 1522 Marco tornò a lavorare in S. Maria della Pace, realizzando una serie di affreschi per
la cappella funeraria di Bagarottim, tra cui la tavola con l’Assunzione della Vergine. L’opera è quanto
mai bistrattata dalla critica novecentesca, eppure la drammatizzazione dell’evento attraverso l’enfasi
degli “affetti” e il drastico spezzarsi su due piani della scena (quello celeste e quello terreno) dicono che
Marco stava cercando di seguire lo stesso percorso che aveva portato Raffaello e Tiziano alle macchine
profondamente teatrali ed emotivamente coinvolgenti della Trasfigurazione e dell’Assunzione.
Intorno al 1522 gli Sforza tornarono a Milano: si chiudeva così la stagione del partito filofrancese e con
essa il ruolo culturale del Circolo della Divina Provvidenza, che tanta parte aveva avuto nel mecenatismo
artistico e, indirettamente, nel successo di Marco, il quale, ormai ricco e affermato dopo questa data
sembra ritirarsi al ruolo di capo bottega.
Tra gli ultimi lavori di Marco è l’affresco nella chiesa di S. Eufemia a Oggiono raffigurante la Madonna
col Bambino in trono tra i ss. Caterina d’Alessandria e Eufemia, lasciato incompiuto forse a causa
dell’improvvisa morte (Moro, 1993).
Marco morì a Milano o a Oggiono poco prima del giugno 1524 a ca usa della peste.


Galleria Fotografica

Paolo Polli - Scultore Pittore di Annone Brianza
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